L'integrazione nel modello tedesco.

        Ho seguito i corsi d’integrazione finanziati dal BAMF - Bundesamt für Migration und Flüchtlinge in Germania. Ho vissuto sulla mia pelle cosa significa arrivare in un paese straniero, integrarsi, imparare la lingua e iniziare a muovere i primi passi da nuova cittadina. Sono stata per mesi in classi con persone provenienti da diverse parti del mondo, con culture e storie alle spalle completamente diverse dalla mia.

Questa è la mia esperienza diretta del modello di integrazione tedesco.

Disclaimer: è la mia esperienza, non è un totem.

I cittadini europei, una volta registrati al comune come risiedenti, possono accedere ad un percorso di integrazione, Integrationskurs, che comprende 600 ore di lingua tedesca, dal livello A1 al livello B1, l’esame di certificazione, Deutsch-Test für Zuwanderer, e un corso di cultura generale di 60 ore con relativo esame denominato Leben in Deutschland. Lo stato tedesco sconta il costo del corso del più del 50% a fondo perduto. Se superi con successo l’esame di certificazione, lo stato elargisce un ulteriore bonus pari al 50% della spesa sostenuta. In pratica sul costo di un corso di 600 ore, un ulteriore corso breve di 60 ore, e relativi costi di iscrizione agli esami, costerebbe più di 4.800 euro. Ho pagato 120 euro ogni anziché 400 euro ogni 5 settimane. Solo circa 400 euro non ho più rivisto.

I cittadini extraeuropei non richiedenti asilo non vi è alcuna forma di agevolazione o rimborso. I richiedenti asilo invece accedono al sussidio del governo, più ulteriori agevolazioni per il trasporto pubblico e per l’affitto di casa. Non so molto altro nel dettaglio.
Il corso di lingua comprendeva conversazione, grammatica, ascolto, come qualunque altro corso di lingua. Il corso di cultura tedesca non solo è necessario per concludere il percorso formativo ma anche per richiedere eventualmente la cittadinanza. Il libro è suddiviso in capitoli brevi di storia, geografia, simboli della repubblica tedesca, cucina regionale, regole della civile convivenza, accenni al sistema politico e ai partiti in Germania. Quello che mi ha colpito di più è la capacità di interagire positivamente con la moltitudine di culture diverse che vi erano in classe. Autorevole ma non autoritari, i due insegnanti spiegavano dalle cose più banali alle più complesse ogni parte del libro. Non ho mai sentito commenti negativi, o una gerarchizzazione di culture e valori, né da parte loro né da parte degli studenti.

Ma l’integrazione vera e proprio inizia tra i banchi, prima ancora che nei risultati dei test. Le storie delle persone che ho conosciuto mi hanno dato un’altra prospettiva sulla realtà. C’era il ragazzo curdo siriano che mi fa vedere una foto di “casa sua”. Una serie di palazzi sventrati dalle bombe e i fili della corrente usati come stendino perché oramai l’elettricità non c’era più. Richiedente asilo si è ricongiunto ad uno zio sposato con una tedesca e che lavora come interprete. L’ortopedico siriano, un ragazzo dolcissimo, che lavorava in un ospedale di Laodicea finché non è scoppiata la guerra. Ha deciso di provare a costruirsi una vita in Germania, ha studiato privatamente il tedesco e una volta imparata un po’ la lingua è partito. La ragazza libica che indossa il velo e studiava da ingegnere a Tripoli. Ha lasciato un paese che ama alla follia ma che è allo sbando. Si trasferisce in Germania con tutta la famiglia. Padre e fratelli medici, sogna di potersi laureare in ingegneria in Germania e di poter tornare un giorno alla sua vecchia vita. Socievolissima, non ha mai mancato un’uscita con le amiche del corso e ha festeggiato con noi il Natale ai mercatini della città. La ragazza irachena-yazida che prega ogni giorno per Sinjar. Lei è sfuggita per un pelo all’Isis. Non ho osato chiedere di chi è rimasto indietro della sua famiglia. Un signore iracheno oltre la cinquantina d’anni con una famiglia a cui vuole dare una nuova vita. Spera di prendere la cittadinanza tedesca e dell’Iraq dice solo che non tornerà più perché “l’Iraq è finito”.

I sogni di una vita nuova non sono solo di chi lascia dietro di sé la guerra. Tantissimi greci che cercano uno stipendio migliore e un’affermazione lavorativa, una donna russa che è arrivata con tutta la famiglia che odia Putin e la corruzione diffusa capillarmente nel paese. “Per quanto lavori” - in una delle nostre tante chiacchierate in russo - “non arrivi mai alla fine del mese. Fai la spesa e lo stipendio è andato via. Ho una laurea in fisica e una in economia. Avevo un lavoro prestigioso in banca ma lo stipendio è come quello di un operaio. Ho due figlie che voglio che studino. Sai, sono bravissime a scuola. Voglio un futuro migliore per loro.” Tante arrivano dall’Asia per amore di un tedesco. Loro senza rimborso, tutto a spese proprie con la preoccupazione per il costo della vista e per il visto. Non puoi lavorare con un visto da studente, non puoi trovare lavoro senza avere un contratto prima di partire. Trovare lavoro successivamente e cambiare un visto per studio a un visto per lavoro è difficilissimo. Tra mille difficoltà vanno avanti.

L’attivismo religioso o politico è alla luce del sole. Nella via principale della città in cui vivevo, ogni sabato c’era un banchetto in cui si distribuivano corani in varie lingue, accanto a un banchetto di testimoni di Geova, accanto a un altro banchetto di attivisti della Peta o altre associazioni per i diritti degli animali. I più militanti erano gli attivisti per la scarcerazioni di Öcalan. Li potevi trovare dalla stazione alla fine della via principale, itineranti e indomiti, sempre molto attivi indipendentemente dalle condizioni climatiche. Li ho trovati fuori la stazione in una mattinata freddissima e piovosa, il vento era così forte che non aveva senso aprire l’ombrello, e loro lì, fuori la stazione con degli striscioni e dei volantini. Mi è capitato più volte di fotografarli o di riprenderli in video. 

Non so se questo sia il modello migliore, posso dire però che in questi corsi si creano legami di amicizia e di reciproca accettazione tra persone diversissime. 

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